Numero 20.

 

UNA GIORNATA DI NICK FURY

 

    di Carlo Monni

 

 

1,

 

 

Appartamento di Nick Fury, Manhattan, New York City.  Come ogni giorno mi svegliai molto presto e mi gettai fuori dal letto. In bagno lo specchio mi restituì l’immagine di un uomo sui cinquant’anni ancora prestante. Un’illusione in un certo senso, ma un’illusione che in fondo mi piaceva.

Certo c’era una benda nera che copriva l’occhio sinistro o meglio quello che ne rimaneva. Non avrei avuto alcuna difficoltà ad avere un occhio bionico che assomigliasse in tutto e per tutto ad uno vero, e talvolta l’avevo anche usato, ma preferivo così. Mi dava una certa aria da pirata che, tra le altre cose, non dispiaceva alle donne. E questo mi ricordò che era meglio che mi facessi la barba, dopotutto tra non molto avrei dovuto incontrare una signora.

Mi chiamo Nicholas Joseph Fury, sono il Direttore Esecutivo dello S.H.I.E.L.D. e mi aspettava una giornata molto impegnativa, tanto per cambiare.

 

Un altro appartamento di Manhattan, in un condominio di lusso dell’Upper East Side. La Contessa Valentina Allegra De La Fontaine uscì dalla doccia avvolta in un telo di spugna e lasciando dietro di se una scia di un costoso profumo francese di Givenchy.

Giunta all’armadio, lo aprì lasciando scivolare con noncuranza il telo ai suoi piedi e quindi si accinse al non semplice compito di scegliere quale abito scegliere per il suo appuntamento del mattino.

Il protocollo dello S.H.I.E.L.D. esigeva che dopo il suo rapimento da parte dell’Hydra[1] si sottoponesse ad una valutazione psicofisica prima di rientrare in servizio ed anche se era il Secondo Vice Direttore Esecutivo non ne era esentata, Una formalità che prima avrebbe sbrigato prima sarebbe potuta tornare al lavoro e di certo si sarebbe presentata vestita nel modo appropriato.

Sorrise allungando la mano verso l’armadio.

 

            Russian Tea Room, Manhattan, New York City. A ristoranti come questo non mi sarei nemmeno avvicinato quando ero uno squattrinato ragazzo di Hell’s Kitchen ma adesso le cose erano diverse. Nonostante ciò mi sentivo sempre un po’ a disagio ad entrarvi anche se, come in questo caso, ero stato invitato.

            Mi presentai al maître che mi disse:

-Si accomodi pure, Colonnello Fury.-

            Un solerte cameriere mi accompagnò al tavolo e nell’attesa ordinai una vodka con ghiaccio giusto per mantenermi in tono con il nome del locale anche se ormai di russo gli era rimasto appena poco più del nome. Il cameriere mi rivolse un’occhiata poco convinta.

            La mia ospite arrivò pochi minuti dopo. Era una bella donna che dimostrava circa quarant’anni, capelli rossi, occhi verdi, portamento elegante. Il suo nome Anna Olegovna Derevkova, Anya per gli amici. Ufficialmente era la responsabile della segreteria dell’Ufficio Visti del Consolato Generale Russo ma io ero convinto che fosse una copertura per il suo vero lavoro: responsabile della rete di agenti del S.V.R.[2] negli Stati Uniti.

            Venne verso di me e disse in un ottimo Inglese appena venato da un accento russo:

-Scusami per il ritardo, Kolya[3] ma sono sai com’è: imprevisti sul lavoro.-

-Il tuo lavoro di copertura o quello vero?-

            Lei mi sorrise, si mise a sedere e replicò:

-Lo sai che non posso risponderti, caro. Ma ora ordiniamo, se non ti dispiace. Parleremo dopo di lavoro.-.

            Non potevo fare altro che assecondarla. Consumammo la colazione in silenzio poi mi decisi a dire:

-Come sta?-

            Non avevo bisogno di specificare di chi stessi parlando, lei lo sapeva benissimo.

-Si è ormai del tutto ripresa dagli effetti del lavaggio del cervello a cui l’aveva sottoposta il Teschio Rosso[4] e presto sarà di nuovo in grado di riprendere servizio.- mi rispose.

-Dal tuo tono di voce, direi la cosa non ti entusiasma. Non dirmi che sei una madre apprensiva.-

-Sono una madre e questo è sufficiente. Tu come ti senti pensando ai tuoi figli che sfidano il pericolo?-

-Touché. Anche se quello con i miei figli è un rapporto… complicato. Mentirei se dicessi che non mi sono preoccupo nel saperli impegnati in missioni pericolose[5] ed almeno in un caso sono stato io ad affidarla ad uno di loro.-

-Hanno il tuo sangue… proprio come Olga.-

-Uno di questi giorni dovrò incontrarla e parlarle. Credo che sia giusto che sappia chi è davvero suo padre.-

-Forse lo ha già capito, è una ragazza sveglia.-

-ha preso il meglio da entrambi… almeno spero.-

-In ogni caso dovremo aspettare: io ho i miei doveri qui e tu… so che stai per fare un viaggio fino all’Aja.-

-Non è un gran segreto. Voglio accertarmi che Strucker arrivi alle prigioni della Corte Penale Internazionale dove si apprestano a processarlo.-

-Temi che anche se l’Hydra è stata smantellata lui abbia ancora un piano per fuggire?-

-Sarei sorpreso del contrario ed è per questo che voglio assicurarmi personalmente che tutto fili liscio. Farò in modo che Strucker abbia quello che si merita a qualunque costo.-

 

 

2.

 

 

Quartier Generale dello S.H.I.E.L.D., Turtle Bay, Manhattan, New York. Gabriel Jones era già al lavoro da alcune ore, anzi, ad, essere esatti, non aveva mai davvero smesso. Si era concesso qualche ora di sonno in uno dei mini appartamenti della foresteria dell’edificio, una veloce colazione alla mensa del primo piano e poi era tornato di nuovo alla sua scrivania.

 Era il Direttore della Divisione Operazioni Speciali ed il suo compito consisteva del dirigere e coordinare le varie task force di pronto intervento che lo S.H.I.EL.D. aveva a disposizione, alcune delle quali erano davvero molto speciali. Era proprio a causa di una di queste che in quel momento era in contatto con la donna dai corti capelli scuri il cui volto appariva sul monitor davanti a lui.

-Allora, Vice Direttore Hill, devo presumere che siamo d’accordo nella costituzione di una task force congiunta tra S.H.I.E.L.D. e F.B.S.A. per occuparsi di minacce paraumane sul territorio americano.- le disse

<<Da parte del Direttore Sitwell nessuna obiezione.>> rispose Maria Hill, Vice Direttore del F.B.S.A. l’agenzia federale americana che si occupava dei superumani.

-Il buon Jasper conosce il valore della collaborazione.-

<<Stiamo aspettando solo l’approvazione del Dipartimento della Sicurezza Interna e della Casa Bianca per rendere operativa la squadra.>>

-E la burocrazia non è mai veloce, lo so. Anche noi aspettiamo il via libera del Comitato di Controllo che dopo i recenti avvenimenti è in ristrutturazione, diciamo.-

<<Uhm, già. Ho letto i rapporti sull’affare Whitehall e devo ammettere che la squadra ha fatto un ottimo lavoro.>>[6]

-E potrà continuare a farlo se avremo le necessarie autorizzazioni. Intanto ho dato ordine ai miei ragazzi di assistere i suoi due agenti nella caccia agli altri scagnozzi dell’Hydra ancora in libertà in territorio americano, spero non le dispiaccia.-

<<Uhm, no. Anche se a malincuore, devo ammettere che lo S.H.I.EL.D. ha più esperienza di noi con l’Hydra. Io stessa, sebbene sia stata una di voi per breve tempo non ci avevo avuto a che fare prima della faccenda dell’Isola di Hydra[7] ed i suoi agenti potranno esserci utili se i ricercati si sono rifugiati oltre confine.>>

-Infatti. Sono lieto di trovarla collaborativa, Vice Direttore Hill.-

<<Non mi è stata data altra scelta. Resta inteso che dopo che avremo avuto l’ok ogni rapporto della squadra dovrà essere trasmesso anche a me e che ogni missione dovrà avere anche la mia approvazione.>>

-Resta inteso.-

            La conversazione proseguì ancora per un po’ poi i due dirigenti si salutarono e Gabe si concentrò su altro: il vecchio Team Coulson non era la sola squadra ai suoi ordini.,

La stramba squadra di superumani che Nick aveva messo insieme per affrontare la cospirazione dei cloni organizzata dall’Hydra e di cui aveva affidato il comando a Laura Brown e Junior Juniper si era sciolta ma se avesse avuto ancora bisogno dei suoi membri sapeva come contattarli. Erano strani ed indisciplinati ma avevano il loro valore. Intanto Laura e Junior si stavano godendo una vacanza, decisamente meritata.

Gabe passò ad esaminare la Squadra Gamma. Stando all’ultimo rapporto stava ancora alle costole del Capo ma senza molto successo.[8] Ne facevano parte uno dei suoi nipoti che portava il suo stesso nome ed anche uno dei nipoti di Dum Dum e del suo vecchio compagno degli Howling Commandos Dino Manelli.[9] Chissà se anche loro si preoccupavano dei loro ragazzi quando uscivano in missione? Domanda stupida, certo che sì. I ragazzi potevano essere anche capaci di badare a se stessi ma erano pur sempre sangue del loro sangue,

Per ultima restava la squadra guidata da Gertrude Jacks che lui aveva mandato in soccorso di una delegazione ONU sparita in Centro America. La missione era stata in fallimento, anche se non per colpa loro e metà squadra ci aveva lasciato la pelle.[10] Gabe doveva ammettere di essere sollevato che tra i superstiti ci fosse un altro dei suoi nipoti: Marcus Johnson o meglio Nick Fury Jr, Già: uno dei figli del vecchio Nick. Avrebbe dovuto avercela con lui per questo, ma dopo tanti anni non aveva più molto senso.

La voce della sua segretaria lo strappò alle sue riflessioni:

<<Mi scusi, Direttore ma è arrivata la funzionaria dell’intelligence canadese con cui aveva appuntamento.>>

-La faccia passare, grazie.-

            Le questioni personali avrebbero aspettato.

 

            Al piano superiore. Uffici del Direttore Esecutivo. Quando arrivai, Karin Rossberg, la mia efficiente assistente amministrativa, un modo più delicato per chiamare una segretaria di questi tempi politicamente corretti, era già alla sua scrivania. Ammiravo la sua efficienza e, siamo onesti, anche qualcos’altro.

            Karin era il classico tipo della svedese secondo l’immaginario comune, specie quello maschile: biondissima, occhi azzurro cielo, carnagione chiara, gambe lunghissime, fisico esplosivo su cui più di un agente, maschio o femmina che fosse, aveva sicuramente avuto qualche fantasia. Era molto riservata sulla sua vita privata e non aveva relazioni con nessuno del personale amministrativo che l’ONU ci aveva messo a disposizione e nemmeno con gli agenti operativi. Nessuno sapeva con chi andasse a letto. Nessuno a parte me, ovviamente ma era mio compito sapere tutto specie di chi lavorava a stretto contatto con me.

            La salutai sorridendo:

-Buongiorno, Karin. Sempre mattiniera, vedo.-

-Il mattino ha l’oro in bocca, diceva mia nonna e qui c’è sempre molto da fare.- rispose lei in un Inglese impeccabile con una lieve traccia di accento che lei diceva essere di Uppsala e che sulle sue labbra aveva un effetto molto sexy -Specie adesso. Per fortuna i ragazzi del Damage Control stanno facendo un ottimo lavoro nel riparare i danni causati dall’attacco dell’Hydra.-

-Si meritano ogni centesimo della loro salata parcella, questo è certo. Mi tratterrò solo pochi minuti poi andrò sull’Eliveicolo. Tornerò nel primo pomeriggio per occuparmi del trasferimento di Strucker. Immagino che abbia già predisposto tutto.-

-La squadra di scorta sarà pronta all’ora stabilita, Colonnello.-

-Sapevo di poter contare sulla sua efficienza scandinava, Karin. Lei è la migliore assistente che ho avuto da quando Maggie Huff è stata distaccata alla sede di Washington.-

-Lei mi fa arrossire, Colonnello.-

-C’è davvero qualcosa capace di farla arrossire, Karin?-

            Lei rise gettando indietro la testa poi si chinò in avanti offrendo al mio unico occhio sano lo spettacolo della sua generosa scollatura. Era sicuramente consapevole del suo fascino ma lo esercitava con naturalezza. Decisi di non pensarci troppo.

            Entrai nel mio ufficio privato e mi chiusi la porta alle spalle. La prima cosa che feci fu recarmi nel piccolo spogliatoio annesso e cambiarmi d’abito indossando la tuta operativa, più adatta a quello che sarebbe potuto succedere di lì a poco.

            Avevo appena finito di allacciarmi la fondina ascellare che sentii il familiare rumore dell’arrivo di un messaggio whatsapp. Non crediate che solo perché sono nato più di cento anni fa io non sia capace di usare i moderni mezzi di comunicazione. Ho avuto un sacco di tempo per imparare.

            Era un messaggio di mio figlio Mike che si stava godendo una vacanza assieme a Silver Sable ed un’agente del MI6[11] che dalla foto che avevo appena ricevuto sembrava decisamente molto somigliante ad una certa signora molto affascinante con cui avevo collaborato per risolvere un intricato caso a Casablanca negli anni 70.

Invidiai un po’ il mio ragazzo che si godeva la vita in compagnia di due belle donne mentre il suo vecchio aveva altro a cui pensare. Del resto se lo meritava dopo quello che aveva passato di recente ed aver risolto il caso del contabile dell’Hydra fuggito con la cassa.[12]

            L’improvviso trillo dell’interfono sulla scrivania mi strappò ai miei pensieri. Risposi immediatamente.

-Cosa c’è Miss Rossberg?- le chiesi.

<<Una chiamata dell’Ambasciatore Komarev>> rispose Karin. <<Vuole rispondere?>>

            Viktor Komarev era uno dei componenti del Comitato di Controllo dello S.H.I.E.L.D. per conto del Consiglio di Sicurezza ed era anche un tipo a posto per quanto mi riguardava.

-Certamente. Non è il caso di fare uno sgarbo ai nostri amici russi proprio ora che siamo tornati in buoni rapporti.-

            Un attimo dopo sul monitor alla parete di fronte a me apparve il volto del diplomatico russo.

-A cosa debbo l’onore, Viktor Vassilievitch?- gli chiesi.

<<Mi crederesti se ti dicessi che volevo solo ringraziarti per avermi salvato la vita per ben due volte, Nikolai Yakovitch?>>[13] rispose lui.

            Giuro che non capirò mai il vezzo di alcuni russi di russificare i nomi dei loro interlocutori. Feci un sorrisetto e risposi:

-Mia mamma diceva di non credere mai alle parole di un diplomatico.-

<<Tua madre la sapeva lunga.>> replicò lui ridacchiando <<Beh, è vero che vorrei ringraziarti ma è anche vero che ci sono cose che devo comunicarti per conto del mio governo.>>

            Ero abbastanza sicuro che non sarebbero state cose piacevoli e non sbagliavo.

 

            Uno studio medico a Manhattan. L’afroamericano attraente ed elegante smise di prendere appunti,, guardò la sua paziente ed infine disse;

-Bene, direi che abbiamo finito.-

-E qual è il verdetto, Dottor Garner? Sono idonea a riprendere il servizio?- chiese Valentina Allegra De La Fontaine,

-A mio modesto giudizio, sì. Direi proprio che ha superato la sua recente brutta esperienza senza traumi apprezzabili.-

-Mi preoccupa quella parola: apprezzabili.-

-Quando si fa una vita come la sua è praticamente impossibile che non si generi un certo stress che è comunque gestibile. Io le consiglierei di prendersi un periodo di ferie. Suppongo ne abbia accumulate un bel po’ di arretrate, ma immagino anche che non seguirebbe il mio consiglio.-

-Ha ragione, Dottore. Ho ancora qualche affare da sistemare prima di pensare ad una vacanza ma terrò presente il suo consiglio.-

            Il Dottor Andrew Garner scosse il capo, abbozzò un sorriso e salutò la sua paziente. Una volta che fu uscita preparò il suo referto da inviare allo S.H.I.E.L.D. per via telematica.

            Nel frattempo Valentina era scesa nel garage sotterraneo dell’edificio e si stava avviando verso la sua auto. Aveva una sua idea su come gestire lo stress di cui le aveva parlato lo psichiatra ma avrebbe dovuto aspettare. Come si è soliti dire, prima il dovere e poi il piacere.

 

 

3.

 

 

            Elivelivolo dello S.H.I.E.L.D. in volo sopra New York City.

Timothy Aloysius Cadwallader Dugan, meglio noto com Dum Dum, scese dalla sua Porsche Carrera e si avviò verso la zona degli uffici. Era la sua prima uscita senza stampelle da quando era stato ferito durante l’attacco al quartier generale.[14] Forse il suo medico non sarebbe stato molto d’accordo ma al Diavolo: aveva subito ferite peggiori in passato e non se ne era preoccupato allora, quindi perché farlo adesso?

            Si tenne con la mano la sua ormai famosa bombetta e rispose con una specie di grugnito al saluto dell’ufficiale di turno. Non era troppo in vena di convenevoli. Tanto per cambiare, prima di partire per l’Aja Nick gli stava per lasciare qualche gatta da pelare. Cosa stava dicendo l’ufficiale?

-Capitan America sta per arrivare, Signore.-[15]

            A proposito di grane.

-Quando sarà atterrata accompagnala nell’ufficio di Nick, figliolo. Ci sarò anch’io.-

-Molto bene, Signore.-

-E non scattare sempre sull’attenti ogni volta che mi dici qualcosa. Di Sitwell me ne è bastato uno,.-

-Come ordina, Signore.- replicò l’altro sbattendo i tacchi,

            Dum Dum non riuscì a reprimere un sorrisetto.

 

            Quartier Generale dello S.H.I.E.L.D., Turtle Bay, Manhattan, New York. La donna che entrò nell’ufficio di Gabe Jones aveva I capelli rossi, occhiali da miope ed indossava un tailleur verde, scarpe decolleté tacco 10 ed una borsetta verde scuro in finta pelle di coccodrillo.

-Benvenuta Mrs. Hudson.- la salutò Gabe -Sono felice di incontrarla di persona.-

-Sul lavoro uso il mio cognome da nubile, McNeil.- rispose lei sedendosi.

-Come desidera. Approfitto dell’occasione per esprimerle la mia solidarietà per la sua destituzione da Direttore del Dipartimento H. È stata davvero ingiusta.-

-Dopo il disastro che è successo che ha portato il Canada sull’orlo di un colpo di stato,[16] il Primo Ministro lo ha ritenuto opportuno ma per fortuna mi ha lasciato il ruolo di agente di collegamento del suo ufficio con Alpha Flight e con i servizi speciali delle altre nazioni. Oltre che, naturalmente, con lo S.H.I.E.L.D.-

-Volevo anche dirle che non credo affatto che il suo defunto marito fosse colpevole dei delitti che gli sono stati attribuiti. Era un uomo di principi e non avrebbe mai potuto fare quello di cui era accusato.-

-Preferirei non parlarne, se non le dispiace. Parliamo piuttosto del motivo per cui sono qui, ovvero la collaborazione tra la sua divisione ed i servizi di sicurezza canadesi.-

-E magari anche della presenza di un membro canadese nel ristrutturato Comitato di Controllo dello S.H.I.E.L.D.-

            Heather McNeil sorrise e replicò:

-Mi avevano detto che lei era un uomo intelligente Direttore Jones.

 

            Elivelivolo dello S.H.I.E.L.D. in volo sopra l’Oceano Atlantico. Rimasi sul ponte finché il Bus[17] con a bordo Capitan America e il Comandante America non fu completamente scomparso all’orizzonte poi mi avviai verso il mio ufficio.

            Ero consapevole che quella coraggiosa ragazza si era assunta una missione difficile e mi pesava non poterla aiutare direttamente. Il mio incarico mi metteva fin troppo spesso a confronto con aspetti della politica internazionale e delle singole nazioni decisamente troppo sporchi per i miei gusti. Un giorno avrei mollato tutto ed avrei lasciato le preoccupazioni del mio ruolo a qualcun altro. Un giorno ma non oggi.. C’erano ancora troppi affari in sospeso.

            Dum Dum mi aspettava nel mio ufficio.

-Dalla tua faccia, vecchio tricheco, direi che sono in arrivo brutte notizie.-

-Pessime.- replicò lui -Riguarda quel plutonio finito in mano a quei mediorientali di cui ci ha parlato Nomad.-

            Dum Dum mi ragguagliò rapidamente su quanto gli aveva comunicato Amadeus Cho[18] ed alla fine gli dissi:

-Affido a te la questione. Come sai ho intenzione di occuparmi personalmente del trasferimento di Strucker alla prigione internazionale dell’Aja e non intendo rinunciarci.-

-Accidenti. Non sai quanta voglia ho di venire con te.-

-Lo immagino ma tu sei l’unico che può occuparsi di certe cose in mia assenza e lo sai bene.-

            Il vecchio tricheco brontolò ancora ma era già rassegnato.  

 

 

4.

 

 

            Prigioni dello S.H.I.E.L.D., Turtle Bay, Manhattan, New York City. Quando entrai nella sua cella il Barone Wolfgang von Strucker, il Supremo Hydra, era seduto sulla sua branda ed alzò gli occhi su di me dicendo:

-Se sei qui, Fury, suppongo che sia ora di partire.-

-L’hai detta giusta Strucker.- ribattei -Ora fatti ammanettare senza fare scherzi.-

-Non intendo farne. Sono uno Junker prussiano, un ufficiale della Wermacht, non un bambino capriccioso.-

            Mio malgrado mi ritrovai a sorridere. Applicammo a Strucker il trattamento Hannibal Lecter e lo trasportammo fino all’hangar sotterraneo dove ci attendeva il jet che ci avrebbe portato sino all’Aja nei Paesi Bassi.

Ad attenderci c’erano due uomini ed una donna. Avevano la classica aria da burocrati. Sapevo chi erano e la cosa non mi entusiasmava ma sapevo anche che la loro presenza era inevitabile.

-Buonasera, Colonnello Fury.- si presentò il più anziano sfoggiando un impeccabile accento oxfordiano -Sono Frederick Anson Smith dell’ufficio del Pubblico Ministero della Corte Penale internazionale e questi sono Miss Audrey Collins del Dipartimento di Stato e Heinrich Schreiberg della delegazione tedesca alle Nazioni Unite, designato difensore d’ufficio del Barone Strucker che non ha voluto designarne uno di sua fiducia. La accompagneremo nel viaggio ed oltre. Il nostro incarico è testimoniare che durante tutta la procedura i diritti del prigioniero siano rispettati.-

-E a questo proposito…- intervenne il tedesco -… era proprio necessario legarlo in quel modo?-

-Mi creda, Herr Schreiberg, Strucker è un uomo molto pericoloso, non si faccia trarre in inganno dal suo aspetto.- replicai ed aggiunsi -Mi prendo ogni responsabilità.-

-Gli Stati Uniti non hanno sottoscritto il Trattato di Roma sulla Corte Penale Internazionale ma in questo caso hanno preferito accettarne la giurisdizione data la… ehm… delicatezza della questione.- puntualizzò la funzionaria del Dipartimento di Stato.

-In altre parole, l’Hydra è una grana che siete ben felici di scaricare ad altri ed il suo compito consiste nell’assicurarsi che non accadano grane finchè il prigioniero è nel territorio degli Stati Uniti e se dovessero accadere, stabilire che non è colpa del governo americano, dico bene?- replicai.

            Lei si limitò ad un cenno del capo ed io aggiunsi:

-Bene, signori e signora, ora che abbiamo chiarito le rispettive posizioni, che ne dite di partite, finalmente?

            Stavamo per salire a bordo quando vedemmo arrivare di corsa qualcuno che conoscevo bene.

-Pensavi forse di andartene senza di me, Nick?- mi apostrofò senza tanti complimenti la Contessa Valentina Allegra De La Fontaine.

-Ascolta, Val. Non è il momento.- replicai -Dopo quello che hai passato è ancora troppo presto per missioni operative di questo tipo.-

-Ma non era troppo presto per mandare a Montecarlo tuo figlio Mike, vero? Cos’è: lui poteva perché è un maschio mentre io sono una fragile donna?-

            Sospirai e risposi:

-Non ho mai pensato che tu fossi fragile, Contessa. Se vuoi venire con noi sei la benvenuta.

            Potevo indovinare il sogghigno beffardo di Strucker dietro la museruola.

 

Quartier Generale dello S.H.I.E.L.D., Turtle Bay, Manhattan, New York. Karin Rossberg osservò il jet appena decollato dall’hangar sotterraneo volare verso la sua meta. Aspettò che fosse ormai scomparso all’orizzonte, si accertò di essere completamente sola quindi mise la mano destra su un orecchino, Si udì un lieve click e subito dopo lei disse:

-È appena partito.-

<<Sicura che non sospetti niente? Fury è una vecchia volpe.>> replicò una voce d’uomo direttamente nel microfono incorporato nell’orecchino.

-Non sospetterebbe mai della sua efficiente segretaria svedese, stai tranquillo. Naturalmente, essendo accorto, non seguirà le rotte tradizionali per l’Aja. Nemmeno io so quale sarà il percorso effettivo.-

<<Di questo non preoccuparti: ho previsto ogni possibile eventualità. Non mi sfuggirà. Ottimo lavoro, Cassandra, come sempre.>>

-Heil Hydra.- replicò Cassandra Romulus.

 

            Bus dello S.H.I.E.L.D. in volo sull’Oceano Atlantico.  Eravamo finalmente in volo diretti in Europa. Finora stava andando tutto bene ma continuavo a non essere tranquillo.

            Mi sedetti vicino a Strucker che mi si rivolse in tono sarcastico:

-Hai davvero così tanta paura di me, vecchio nemico, da volermi tenere legato così fino all’arrivo?-

            Mi avvicinai a lui e gli tolsi la museruola.

-So bene quanto sei ingegnoso, Barone.- gli dissi -Se ti sottovalutassi sarei ancora più ingenuo di quanto già mi credi.-

-Mi fai un torto. Ho sempre avuto stima di te. Fin dai tempi della guerra sei stato un valido avversario anche se devi ammettere che più di una volta sei stato aiutato dalla fortuna.-

-Non ho nessuna difficoltà ad ammetterlo. A te, invece, la fortuna ha voltato le spalle e ti aspetta una vita dietro le sbarre.-

-Chissà? Il nostro viaggio non è ancora finito e poi… non esiste prigione da cui non si possa davvero evadere prima o poi.-

-Speri davvero di non arrivarci nemmeno alla prigione, Wolfgang? Conti davvero che l’Hydra Imperiale tenterà di liberarti?  Perché dovresti? Dopotutto a lui conviene che tu resti in carcere così potrà ricostruire l’Hydra a sua immagine e somiglianza senza la tua presenza ingombrante a fargli ombra.-

            Strucker rimase impassibile ed io proseguii:

-A meno che tu sia sicuro che lui tenterà davvero di liberarti perché ha un qualche debito nei tuoi confronti. Un debito familiare magari?-

            La mascella di Strucker tremò leggermente ed io ebbi la certezza di averci azzeccato.

-Sai… non mi ha mai convinto il modo in cui hai ucciso il tuo primogenito.[19] All’inizio ho pensato che fossi ancora un po’ sbalestrato dalla tua recente resurrezione[20] ma da quando è comparso al tuo fianco un nuovo Hydra Imperiale ho cominciato a pormi delle domande… e chissà… tra non molto potrei scoprire se ho ragione.-

-Tu… speri che succeda!- esclamò Strucker con un misto di sorpresa e di ira -Questo viaggio è una trappola ed io… io sono l’esca!-

            Fu la mia volta di sorridere mentre replicavo:

-Ho sempre saputo che sei intelligente, Wolfgang.-

            Lui serrò la mascella e mi fissò con odio.

 

 

5.

 

 

            Altrove. Quella era la parte che Gabriel Jones odiava di più: l’attesa. Quando sai che sta per accadere qualcosa ma sembra non avvenire mai.

            Quanto doveva ancora aspettare?

-Direttore Jones, guardi!- esclamò un agente indicando un monitor.

            Gabe guardò nella direzione indicata e dalle labbra gli sfuggì un:

-Finalmente!-

 

            Bus dello S.H.I.E.L.D. in volo sull’Oceano Atlantico. La Contessa Valentina Allegra De La Fontaine teneva gli occhi fissi su un monitor attendendo. La rotta che stavano percorrendo era stata interdetta al normale traffico civile. Gli strumenti non rilevavano la presenza di altri mezzi aerei ed anche se ci fossero stati il Bus era costruito con una lega comprendente anche vibranio wakandano capace di resistere allo stress di viaggiare a Mach 8[21] senza che i passeggeri soffrissero scompensi. Nessuna arma convenzionale avrebbe potuto anche solo scalfirlo. Il problema è che l’Hydra disponeva anche di armi decisamente non convenzionali e se, come sospettava Nick, erano ancora in giro abbastanza agenti da tentare di liberare il loro capo…

            Le sue elucubrazioni furono interrotte dall’improvviso apparire sul radar di una massa volante di ragguardevoli proporzioni. Era spuntata letteralmente dal nulla. Sicuramente aveva utilizzato tecnologia stealth e si mostrava adesso, questo voleva dire…

            Il flusso dei suoi pensieri fu nuovamente interrotto, stavolta dalla fredda canna di una pistola.

-Non si muova, Contessa. Sarebbe molto spiacevole per me doverla uccidere così.-

            La voce del funzionario britannico. Val sospirò. Nick aveva avuto ragione anche questa volta.

-E così siete usciti allo scoperto..- disse.

-Se guarda di nuovo lo schermo, noterà che il Bus è sotto il tiro di una nostra aeronave e non conti troppo sulla sua blindatura. Dovrebbe ormai sapere che le armi dell’Hydra possono penetrare ogni corazza,-

-Se ne avranno l’occasione… e non l’avranno.-

            Con una mossa rapida la Contessa girò di scatto la sua sedia. Il suo avversario premette il grilletto della sua arma ma non accadde niente.

-Sorpresa.- disse Val con un sorrisetto.

            Prima che l’uomo potesse fare un’altra mossa, lei era scattata e gli aveva sferrato un calcio che lo mandò lungo disteso sul pavimento

            Heinrich Schreiberg si guardò intorno. Constatò di essere circondato. Il piano era fallito e lui era praticamente disarmato. Non gli restava che una sola cosa da fare,

-Heil Hydra!- gridò poi chiuse di scatto la bocca schiacciando la capsula di cianuro nascosta nell’incavo di un dente. Tremò per una frazione di secondo poi cadde a terra.

            Quando un agente si chinò su di lui era già morto.

-Molto classico.- commentò con cinico distacco la Contessa poi si rivolse agli agenti intorno a lei:

-Non statevene impalati. Abbiamo un attacco da respingere.-

 

            Da un’altra parte del Bus, poco prima. La donna che diceva di chiamarsi Audrey Collins si alzò dala sua poltrona. La vera Audrey Collins, in realtà, era scomparsa da molto tempo e lei, grazie alla tecnologia a disposizione dell’Hydra, ne aveva preso il posto e nessuno si era mai accorto di nulla.

 La cellula di agenti dormienti di cui faceva parte non era registrata nei database dell’Hydra e rispondeva direttamente all’Hydra Imperiale per questo non era stata ancora scoperta.

L’ordine di agire per liberare il Supremo Hydra avrebbe fatto saltare la sua copertura, peccato, si era ormai abituata ad essere Audrey Collins.

Si avvicinò a Nick Fury che stava parlando con il prigioniero e non badava a lei. Dalla borsetta estrasse quello che sembrava un comune rossetto ma in realtà era un potente taser, gioiello della tecnologia Hydra che aveva passato indenne tutti i controlli. Lo puntò contro Fury che, colpito dalla scarica che emise, crollò a terra come il proverbiale sacco di patate.

Prima che qualcuno potesse azzardare una reazione la donna disse con voce stentorea:

-Prendo possesso di questo velivolo in nome dell’Hydra! In questo momento siete sotto il tiro di un’aeronave della Divisione Tigre dotata di armi in grado di distruggere quest’aereo. La vostra sola speranza di sopravvivere consiste nel non opporvi all’arrembaggio e lasciar liberare il Supremo Hydra.-

-Non credo proprio.-

            A parlare era stato Nick Fury che con uno scatto si era rialzato ed aveva afferrato il polso della donna.

 

 

6.

 

            Bus dello S.H.I.E.L.D. in volo sull’Oceano Atlantico. L’espressione sul volto della presunta Audrey Collins era decisamente impagabile.

-Non è possibile!- esclamò -La scarica che hai preso avrebbe dovuto lasciarti svenuto per ore!-

-Se avesse funzionato.- replicai -Purtroppo per te, le vostre armi, per quanto ben nascoste, sono state individuate e neutralizzate non appena siete entrati nel quartier generale senza che ve ne accorgeste.-

-Tu sapevi?-

-Diciamo che avevo preso le mie precauzioni nel caso avvenisse quello che è successo. Sai come si dice: i migliori piani degli uomini e dei topi spesso finiscono male. Beh, è quello che è avvenuto al vostro.-

            Due agenti afferrarono la donna e la ammanettarono mentre un altro mi gridò:

-I commandos dell’Hydra stanno attaccando usando jetpack, Colonnello!-

-Esattamente come previsto.- replicai.

            Accesi un microfono e dissi:

-Adesso, Gabe!-

 

             In un altro Bus non molto distante. Gabe Jones non aspettava altro. Non appena giunse il segnale di via libera si rivolse ai suoi agenti già in assetto da battaglia:

-Sapete già quello che dovete fare, quindi fatelo. Schiacciamo anche questa testa dell’Hydra, forse l’ultima.-

            Il Bus uscì dalla modalità stealth e rivelò la sua presenza agli esterefatti agenti dell’Hydra. In rapida successione partirono dei missili che bersagliarono l’aeronave nemica. Squadre di agenti dello S.H.I.E.L.D, muniti di tuta alare sciamarono fuori dal velivolo ed affrontarono le loro controparti dell’Hydra nella più strana battaglia aerea mai vista e che Gabe aveva voluto guidare personalmente.

            Dall’altro bus uscirono altre squadre armate e Gabe udì il caratteristico grido di battaglia degli Howling Commandos. Neanche il vecchio Nick aveva rinunciato a prendere parte allo scontro.

            I due vecchi amici si salutarono rapidamente.

-Dum Dum non ci perdonerà mai di averlo lasciato in disparte.- disse Gabe.

-Gli passerà.- replicò Fury -Ora suoniamole ai cattivi anche per lui.-

            Senza perdere altro tempo in discorsi, Nick e Gabe si rigettarono nella mischia facendo la loro parte come gli altri agenti. Non erano mai stati i tipi che restano indietro mandando altri a rischiare la vita e non lo sarebbero mai diventati.

            Fu presto evidente che era lo S.H.I.E.L.D. ad avere la superiorità sul campo. Implacabilmente gli agenti dell’Hydra cadevano uno dopo l’altro mentre i loro avversari subivano poche perdite.

            Improvvisamente l’aeronave dell’Hydra esplose in una nuvola di fuoco e questo segnò la fine dello scontro. Demoralizzati i membri dell’Hydra rimasti decisero di arrendersi e furono portati nel bus di Gabe. Per il momento sarebbero stati ospiti delle prigioni dello S.H.I.E.L.D., poi, una volta che fossero stati identificati, i rispettivi Stati di appartenenza avrebbero deciso se processarli per atti di terrorismo o lasciarli alla Giustizia Internazionale. Ma queste era una questione per un altro momento.

 

            Bus di Nick Fury. Finalmente potevamo concederci di rilassarci. Gabe aveva deciso di rimanere nostro ospite mentre il suo bus portava i prigionieri a New York.

            Nel mio ufficio c’eravamo io, Gabe e Valentina. Lei aveva tirato fuori da chissà dove una bottiglia di vino pregiato.

-Per festeggiare.- disse con un sorriso -Uno Chardonnay di ottima annata. Viene dai vigneti di famiglia in Francia, non è quella roba che coltivano in California.-

-A me piace il vino della California.- disse Gabe.

-Perché sei un barbaro come tutti gli americani.-

            Abbozzai un sorriso e lasciai che Val mi riempisse il bicchiere. Dallo schermo sulla parete Dum Dum mi rivolse uno sguardo arcigno. Sollevai il bicchiere mimando un brindisi con lui poi dissi:

-Adesso direi che possiamo fare il punto della situazione.-

-Forse stavolta abbiamo chiuso i conti con l’Hydra una volta per tutte.- disse Gabe -Quelli sconfitti oggi erano quasi certamente gli ultimi agenti rimasti liberi.-

-Non illuderti, vecchio mio.- getti acqua sul fuoco del suo entusiasmo -Scagnozzi come quelli si rimpiazzano facilmente. Come il mostro mitologico di cui porta il nome l’Hydra non sarà mai veramente sconfitta finché non avremo tagliato e bruciato tutte le sue teste e ne rimane in circolazione ancora una.-

-L’Hydra Imperiale.- commentò la Contessa -Prima o poi prenderemo anche lui.-

-Ma fino ad allora non dobbiamo abbassare la guardia.

<<Sono d’accordo.>> intervenne Dum Dum <<Peccato non essere stato lì con voi.>>

-Avrai altre occasioni, vecchio tricheco, non preoccuparti. Con la vita che facciamo i guai non mancheranno, vedrai.-

            Ed era l’unica cosa di cui potevo essere davvero sicuro.

 

 

EPILOGO UNO

 

 

            Da qualche parte in Europa. L’Hydra Imperiale era furioso soprattutto con se stesso. Aveva sottovalutato ancora una volta Nick Fury e questo gli era costato una cocente sconfitta oltre al fatto che ora suo padre era in una prigione da cui sarebbe stato difficile tirarlo fuori.

            Difficile ma non impossibile si disse abbozzando un sorriso, Era uno Strucker dopotutto e gli Strucker non si arrendono mai.

            La sua mente stava già formulando un piano.

 

 

EPILOGO DUE

 

 

Appartamento di Nick Fury, Manhattan, New York City. Il volo di ritorno dall’Aja era stato rapido. Grazie anche al fuso orario su New York era da poco calata la sera.

Dovevo ammettere che non ero più un giovincello e l’adrenalina che mi aveva sostenuto finora stava ormai scemando e forse anche per questo mi sentivo stanchissimo.

Mi stavo chiedendo cosa farmi portare per cena: cinese oppure una bella pizza? Decisione difficile.

Improvvisamente sentii aprire la porta dell’appartamento. Chi poteva essere? Un sicario dell’Hydra venuto a chiudere i conti?

Impugnai la mia pistola e corsi verso l’ingresso. Sulla soglia c’era la Contessa in gran spolvero.

-Ciao, Nick, quella è inutile con me.- disse indicando la pistola che le stavo puntando contro.

            Mi sentii un po’ stupido e l’abbassai mentre lei continuava:

-Scommetto che ti eri dimenticato che non ti avevo restituito le chiavi dopo che ci siamo lasciati.-

-In effetti è proprio così.- ammisi -Dimmi: avevi così fretta che sei venuta direttamente in sottoveste?- le chiesi alludendo al suo cortissimo vestito.

-Molto spiritoso.- replicò lei -È solo uno straccetto che ho preso dall’armadio.-

Uno straccetto che probabilmente costava quanto la mia paga di un anno ma in fondo non erano affari miei.

-Cosa ti porta qui, Val?- le chiesi ancora.

-Dopo quello che abbiamo passato non me la sentivo di passare la serata da sola e così ho pensato che avremmo potuto farci reciproca compagnia e magari rinverdire i vecchi tempi. Che ne dici?-

            Mi conoscete: non so dire di no ad una bella donna.

 

 

FINE

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Giusto qualche nota:

1)     Se non sapete chi è Heather McNeil Hudson, non sarò a dirvelo, non ve lo meritate. -_^

2)     Il Dottor Andrew Garner è un personaggio creato da Monica Owusu-Breen per la serie TV Marvel’s Agents of S.H.I.E.L.D. ed apparso per la prima volta nell’episodio 13 della seconda stagione andato in onda negli Stati Uniti il 17 marzo 2015. In MIT è apparso per la prima volta su Uomo Ragno #96. L’idea di farne un consulente per lo S.H.I.E.L.D. è mia,

3)     Chi è la donna incontrata da Nick Fury a Casablanca negli anni 70? Magari qualcuno lo ha indovinato, gli altri dovranno tenersi la curiosità. -_^

            E così si chiude questa storia e per il momento, forse, anche questa serie. Le idee per portarla avanti ci sarebbero anche e qualche seme è già stato gettato che se non qui potrebbe essere sviluppato su altre serie, specie una che qualcuno, io lo spero, potrebbe decidere di portare avanti. Solo il tempo lo dirà.

            Intanto ne approfitto per ringraziare Andrea Garagiola senza il cui impulso non saremmo mai arrivati sin qui e Mickey che anche quando non se ne rendeva conto ha dato preziosi suggerimenti che, come gia detto, potrebbero non esaurirsi tanto presto. Capito Mickey? -_^

 

 

Carlo



[1] Avvenuto dietro le quinte del n. 8,

[2]Sluzhba Vneshney Razvedki, Servizio Informazioni dall’Estero.

[3] Vezzeggiativo di Nikolai in Russo.

[4] Vedi Capitan America #105.

[5] Dettagliate nei numeri #18 e 19.

[6] Su Marvelit’s Agents of S.H.I.E.L.D, #008 E 009.

[7] Nel n. 17.

[8] Dopo gli eventi di Hulk #50.

[9] Per la Precisione Timothy “Timmy” Dugan III e Melody Manelli.

[10] Nell’ultimo episodio.

[11] Il servizio segreto britannico.

[12] Nel numero #18.

[13] Nei numeri #12 e 17.

[14] Su Capitan America #106.

[15] Vedi Capitan America #112.

[16] Nella serie MIT di Alpha Flight.

[17] Nomignolo dei quinjet dello S.H.I.E.L.D. coniato da Phil Coulson.

[18] Su Vendicatori Segreti #51.

[19] Su Daredevil Vol. 1° #309.

[20] Nick Fury Agent of S.H.I.E.L.D. Vol. 3° #22/23.

[21] Ovvero otto volte la velocità del suono